DA CAPO A LEADER: IL PREMIO FINALE
Ora che il tuo percorso di trasformazione da capo a leader è giunto al termine, ti starai probabilmente chiedendo quale è l’elisir, la ricompensa che ti attende per essere riuscito a portare a compimento il tuo viaggio.
Ricordi da dove sei partito?
Inizialmente, il tuo cambiamento ha preso avvio dalla volontà di prendere in mano la tua vita professionale e scegliere di non aver paura di invertire la rotta del tuo mondo ordinario.
Hai superato molti ostacoli che hanno messo alla prova il tuo talento e la tua motivazione, imparando che un leader deve essere se stesso, deve scegliere il proprio approccio e deve fare le domande giuste.
Infatti, non credere di avere tutte le risposte è stato il passaggio fondamentale che ti ha permesso di metterti in gioco e progredire.
Eppure, un’ultima domanda è rimasta in sospeso: “Esiste un modello di leadership perfetto, che rappresenta la caratteristica principale di un buon leader?”
La risposta a questo quesito costituisce il vero guadagno che potrai portare con te da quest’esperienza.
Se sei arrivato fin qui, ti sarà chiaro che la leadership perfetta non esiste bensì sono le persone, il contesto e le situazioni a fare da variabili.
Nel 1969, gli autori ed esperti di leadership Paul Hersey e Ken Blanchard elaborarono la “Life-cycle theory”, conosciuta anche come leadership situazionale.
La loro teoria prendeva avvio dal tentare di trovare una soluzione al quesito su quale fosse l’aspetto più importante per la leadership: la personalità del leader o il contesto?
Per gran parte del XX Secolo si è ritenuto che la leadership fosse un assunto genetico, per cui grandi leader della storia come Napoleone o Cesare sarebbero stati dei grandi leader a prescindere dal contesto storico-culturale e dalle situazioni generate dal loro tempo.
Al contrario, la teoria di Hersey e Blanchard affermava che è invece necessario contestualizzare il proprio stile di leadership, adattandolo alle situazioni e agli obiettivi, così da conciliare le esigenze del team a quelle dei singoli membri, con effetti immediatamente positivi su tutto il gruppo.
Seguendo i parametri della leadership situazionale, il leader deve sempre bilanciare le sue azioni secondo due grandi unità di misura:
- I comportamenti orientati al lavoro (definire ruoli, responsabilità, obiettivi, attività del suo team, monitorandone attività e performance):
- I comportamenti orientati alle persone (supportare i membri del team nel comprendere i compiti loro attribuiti e coinvolgerli nelle scelte strategiche oltre che operative; inseguire un consenso da parte del team nel percorso verso il raggiungimento degli obiettivi, dedicando tempo ed energie ai feedback costruttivi e al processo di motivazione e consapevolezza).
Questa è dunque la vera caratteristica di un leader di successo: non avere una regola universale da seguire ma saper trovare il proprio equilibrio in situazioni di cambiamento costante.
Nello specifico, secondo Hersey e Blanchard, l’equilibrio ideale lo si valuta grazie al Performance Readiness Level, un indicatore che identifica il grado di maturità e di autonomia delle persone che costituiscono la squadra nel concludere le attività e portare a termine gli obiettivi.
Quanto più un team stabilisce e ottiene risultati importanti, accettandone responsabilità e conseguenze, tanto più è in equilibrio.
Ecco allora che ad attenderti alla fine del tuo percorso ci sarà la consapevolezza che il modello di leadership perfetta non esiste ma ne esiste una in costante evoluzione, capace di abbracciare i mutamenti e le necessità.
A seconda di quelli che saranno gli obiettivi che assegnerai (e condividerai) a te stesso e al tuo team, ti verrà naturale imboccare un differente stile di leadership, con pregi e limiti.
Perchè, ricorda, il successo è figlio del cambiamento e, pertanto, riuscirai ad ottenerlo solo variando la tua leadership in funzione delle diverse sfide future che ti si porranno davanti.
Ora hai tutti gli strumenti per potercela fare.
Buona fortuna!